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La Città di Pietra - Matera

12, 13, 14 Novembre 2010 - Chiesa di San Pietro Barisano - Matera

La Città di Pietra
Evento animazione per il Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre di Basilicata
Spettacolo inserito nel VIVAVERDI MULTIKULTI 2010

Spettacoli
12 Novembre ore 21.00 prima rappresentazione
13 Novembre ore 18.00 prima replica - ore 21.00 seconda replica
14 Novembre ore 18.00 terza replica - ore 21.00 quarta replica

Prenotazioni
L’ingresso è libero ma il numero di posti disponibili per ogni spettacolo è limitato (90 posti)
Si prega di prenotare la data e l’ora contattando Coop. Artezeta +39 320 5350910
dal martedì alla domenica dalle h. 10.00 alle h. 14.00
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La Fondazione Zètema di Matera, nell’ambito del progetto Il Distetto Culturale dell’Habitat Rupestre di Basilicata cofinanziato dalla Fondazione per il Sud, realizza in esclusiva a Matera l’evento La Città di Pietra, in coproduzione con ARTErìa Associazione d’Arte e Cultura di Matera e l’Associazione Fattore K di Roma.

La città di Pietra
vuole essere un evento animazione replicabile nel tempo, quale strumento di divulgazione dei concetti culturali e antropici che esprime la città di Matera e con Essa il territorio dell’Habitat Rupestre lucano; per questo motivo l’equipe di produzione ritiene che la location di San Pietro Barisano sia la più indicata a ospitare l’evento, che prevede anche un prologo nella piazza antistante per proseguire all’interno dello splendido scenario rupestre.
L’evento La Città di Pietra rientra nelle politiche di potenziamento degli strumenti di fruizione e valorizzazione dell’inedito patrimonio culturale del Distretto dell’Habitat Rupestre della Basilicata. Lo spettacolo colmerà l’offerta culturale della città dei Sassi proponendo un evento teatrale in grado di descrivere la storia della città e del territorio rupestre, rivelando il loro secolare patrimonio culturale materiale ed immateriale, facendo riscoprire alle popolazioni che vivono nel territorio l’identità storica e sociale della civiltà rupestre, attraverso il linguaggio del teatro contemporaneo. Uno spettacolo da esportare nei teatri di tutto il mondo, per veicolare il messaggio culturale e sociale che la città offre e che proviene dalla sua secolare avventura evolutiva.

La Città di Pietra: Note Critiche

imageDario Carmentano - Autore del testo
Il racconto La Città di Pietra parla di una arcaica città, immersa nel suo profumo di fresco, nel silenzio, fiera del suo decoro e della sua dignità, dedita alla parsimonia ed alla sacralità ed al contempo vincolata dai suoi pregiudizi, dalla superstizione e dall’isolamento atavico in cui si è rinchiusa. Il racconto parla di un viaggio, un viaggio brevissimo di poche centinaia di metri, la distanza che separa la città dal sottostante torrente, che inaspettatamente durerà diversi anni e che trasformerà radicalmente la comunità che abita la città di pietra.

Si racconta degli abitanti della città di pietra, esseri bui, dalle ossa nere, che fuori dalle loro tane non parlano mai, neanche una parola, solo nelle tane, al tramonto, al rientro dai campi, si danno la parola senza digiunare nessuna grazia. E’ una comunità in cui vige un’armonia perfetta rafforzata dalla sua immutabilità, il rapporto con la natura ed il paesaggio è idilliaco, essi amano il loro bosco con gli occhi, visto che mai nessuno si è mai inerpicato sulla parete rocciosa a strapiombo che li separa dal bosco. Il sapere viene trasmesso attraverso il corpo, attraverso la gestualità e non per mezzo della parola.

Lucculo, il profeta o lo scemo del villaggio è segnato da un destino che lo porta a gridare già da quando è nel grembo di sua madre e la sua nascita non sarà casuale ma foriera di un grande stravolgimento che impegnerà la sua comunità. Si racconta anche della paura della luna, gli abitanti della città di pietra temono la luna, quando questa impera in cielo nessun abitante della città di pietra osa uscire dalla propria tana, si potrebbe ammalare mortalmente.

Questa paura è la misura dei limiti che porta la superstizione. In verità il racconto si ispira alla città di Matera, ipotizza una immaginaria ma plausibile genesi dei Sassi di Matera e mette insieme le ragioni esistenziali che nei millenni hanno connotato in maniera del tutto specifica la città di Matera. www.dariocarmentano.com

Note di regia

imageGeraud Didier, Giorgio Barberio Corsetti - Registi
Lo spettacolo La Città di Pietra si ispira liberamente dal testo dell’artista Dario Carmetano Il Ponte, racconto immaginario della genesi di una città antica, culla primitiva dell’umanità. Nella forma si tratta di un’opera visuale. Una regia prossima al linguaggio poetico e surrealista del cinema delle origini. Musiche, immagini e azioni si associano ad esso per comporre una successione di quadri viventi montati alla maniera di Méliès (cinema di inizio 900 Méliès, Fréres Lumière..).

Nello spettacolo sono esplicitati i temi e le questioni seguenti:
- Come, nel continuo passaggio dalla densità cavernosa del regno dei morti alla densità incarnata dell’uomo, il ciclo della vita viene salvato?
- In che modo ci riscattiamo dalle nostre paure e dalle nostre tradizioni?
- Poiché il vero cammino che lo spettacolo deve tracciare, il viaggio che lo spettatore deve compiere è proprio quello che porta dal passato al presente.

Note sulla musica e sullo spettacolo

imageGianfranco Tedeschi - Compositore
Sul finire dell’anno passato mi chiesero di partecipare come compositore ad un progetto sulla città di Matera, accettai con piacere. Così dopo aver deciso l’organico strumentale ho cominciato a pensare e scrivere una partitura. Lavoravo di fatto su una città invisibile, Matera l’avevo visitata trent’anni prima e ne avevo solo un pallido ricordo. L’unica visione che mi accompagnava durante la stesura del materiale,oltre all’originale testo di Dario Carmentano, era quella di un lungo muro a secco che scendeva in maniera irregolare da una collina. Un muro capace di muoversi e ricomporsi come una collana fatta di pietre, diverse per colore e forma. La musica che ho scritto nasce e si sviluppa in questo modo. Una scrittura secca ed affilata, modulabile e componibile, con un fondo di leggero umorismo e con dichiarati debiti nei confronti di amati maestri.

Oggi che la contemporaneità sembra costruita sulla perdita di memoria collettiva, noi viviamo un tempo fatto di accelerazioni e frenate . La musica ha bisogno di fermarsi e riflettere. Il senso delle note che scrivo vive di memoria altrui e delega ad altri la sua esistenza. Nell’esperienza della Città di Pietra i suoni che ho immaginato hanno trovato un alloggio dove potersi fermare.

Un ringraziamento particolare a Loredana Paolicelli , coautrice delle musiche, per come ha lavorato la materia vocale (talvolta utilizzando la lingua arcaica) e strumentale con soluzioni che spesso rimandano alla tradizione popolare. Ed ancora un grazie al nucleo strumentale Theatron per aver fatto vivere con grande qualità le idee di un compositore.
Loredana Paolicelli - Compositrice
Il lavoro compositivo realizzato per l’Opera visuale della Città di Pietra nasce da un “laboratorio” realizzato a Matera insieme ai compositori ed ai musicisti, insieme co-arrangiatori delle musiche.
Il risultato di questa scrittura e riscrittura, secondo un work in progress delle musiche, si avvale di molti spunti che s’allontanano dai sistemi chiusi della musica colta ed extra colta europea, senza escluderne il metodo insito della scrittura di quella musica stessa.

Per essere più chiari, Mater(i)a Prima, suite per sax alto, sax ten, vl, chit elettrica, cb., pianoforte, e percussioni, scritta da Gianfranco Tedeschi (contrabbassista e compositore di chiara fama di Musica per Teatro, da oltre 25 anni legato alle produzioni di Corsetti), unita ad altri brani da esso scritti per la Città di pietra, potrebbe essere un viaggio sul 900 storico attraverso gli stili inconfondibili della musica per teatro di Stravinskij, Rota, Bartok per finire con valzer seriali alla Schoenberg. L’apparente sistema chiuso di questi brani, scritti in maniera strumentale eccellente e comoda per ogni esecutore, in realtà si apre attraverso moduli replicabili o reiterabili con diversi “open”, lasciati all’improvvisazione dell’organico dei bravi solisti del Nucleo Theatron Ensemble, musicisti d’estrazione colta ed improvvisatori allo stesso tempo.

Le parti scritte per le cantanti su testi che prendono spunto dai momenti topici del copione dello spettacolo, spesso vengono tradotte in un dialetto arcaico (non vuol essere una scelta di tipo antropologico, ma piuttosto surreale e “metastorica”). Queste parti vocali e strumentali, scritte da Loredana Paolicelli, si avvalgono di sezioni melodiche inquietanti, open strumentali, effetti elettronici di percussioni e chitarra, parti ritmiche che rimandano alla tradizione arcaica della tarantata in 12/8.

La musica nello spettacolo ha una forza impressionante per l’energia che profonde. Essa è cucita sulle scene secondo la volontà dei registi, divenendo una sezione insita nello spettacolo e non precostituita come spesso succede nell’Opera Contemporanea. Si avvale di sezioni video, musica, azioni sceniche, coreografie di gesti, unita ad una sapiente regia delle luci. Uno spettacolo multimediale e visuale con impatto fortemente emotivo.

San Pietro Barisano

Completamente scavata nel tufo, ad eccezione della facciata, la Chiesa di san Pietro Barisano, in antico detta san Pietro de Veteribus, è una delle antiche parrocchie della città. Gli scavi archeologici condotti alla fine degli anni ‘90 hanno evidenziato l’esistenza, al disotto del piano di calpestio, di una chiesa medievale le cui tre absidi si collocano in corrispondenza della prima campata della chiesa e le cui navate si estendono al di sotto della piazza antistante. Tra le molteplici tombe rinvenute le più antiche risalgono ad un periodo compreso tra XII e XIII secolo e costituiscono l’elemento datante più antico in nostro possesso, insieme ad un documento del 1285.
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Da sempre utilizzata come luogo di sepoltura, nel corso del XV secolo la chiesa subì un primo importante intervento di ristrutturazione voluto dai nobili Angelo e Matteo Ciminelli che acquisirono di conseguenza il diritto di «ius patronato», come da bolla di papa Paolo II del 1467. Intorno al 1485 l’Arcivescovo Vincenzo Palmieri elevò la chiesa a collegiata, riservando il diritto di nomina dell’abate-curato alla stessa famiglia Ciminelli. A partire dal 1646 tale diritto passò alla famiglia Venusio e poi alla Gattini.

Un secondo e importante ampliamento della chiesa risale al XVIII sec.: fu costruita una nuova facciata in muratura (datata 1755), il campanile, simile a quello della cattedrale, e gli enormi ambienti sotterranei atti alla sepoltura e alla “scolatura” dei cadaveri (pratica riservata ai sacerdoti o agli aspiranti tali). A questa fase appartiene la fossa cilindrica in corrispondenza della facciata e in prossimità della scala di accesso al campanile, utilizzata per la fusione delle campane. Tra queste, ancora in loco, una reca la data 1749 e il nome del fonditore: Nicolaus Astarita de Neapoli. La campana grande fu rifusa nel 1853 da Antonio Ripadelli di Sant’Angelo dei Lombardi.

Il 25 ottobre 1903 l’Arcivescovo Raffaele Rossi, ritenendo la chiesa non idonea allo svolgimento delle attività cultuali, decretò il trasferimento della parrocchia nella vicina chiesa di sant’Agostino con il nome di «Parrocchia dei ss. Apostoli Pietro e Paolo del Sasso Barisano in sant’Agostino». Infine, con bolla del 30 giugno 1986, mons. Michele Giordano le attribuì il nome di «Parrocchia di sant’Agostino» ponendo fine a una tradizione ultra centenaria.
Tra le opere d’arte di maggior rilievo, la pala con L’incoronazione della Vergine tra i santi Pietro e Paolo del materano Giovanni Donato Oppido, datata 1601 e trafugata nel 1977, il cinquecentesco crocifisso ligneo e il fonte battesimale, ora nella chiesa di sant’Agostino, una scultura dell’Eterno, del secondo quarto del ‘500, da taluni attribuito a Stefano da Putignano, l’altare ligneo del 1771 e un pavimento in maiolica, attualmente conservati presso la Soprintendenza. Pregevoli anche gli affreschi della residua cappella laterale, venuti alla luce nei recenti lavori di restauro.

A san Pietro Barisano appartenevano infine il beneficio di san Placido, con annessa chiesa rupestre ubicata nei pressi della stessa chiesa, e la chiesa ipogea di san Giuliano o santa Maria della Grazia - erroneamente intitolata a san Guglielmo - ceduta agli agostiniani nel 1592.

Video - backstage e racconto

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Anteprima dello spettacolo con video trailer, immagini del backstage e fotoracconto

>> Guarda la Città di Pietra

La Città di Pietra

Allestimento in coproduzione con
Fondazione Zètema Matera
Fattore K Roma

Testo
Dario Carmentano

Musiche originali
Gianfranco Tedeschi
Loredana Paolicelli

Regia
Giorgio Barberio Corsetti
Geraud Didier

Nucleo Thèatron Ensemble:
Attori
Andrea Santantonio
Nadia Casamassima
Marta Manduca
Gennaro Bianchi
Mariana Vizziello
Ada Rondinone
Angelo Roberti

Musicisti
Vito Soranno sax e clarinetto
Biagio Orlandi sax
Francesco Clemente violino
Pino Basile percussioni
Giovanni Fossanova chitarra
Loredana Paolicelli pianoforte
Antonio Carmentano contrabasso
Morena Tamborrino voce
Beatriz Fornabaio soprano

Assistenti alla Regia
Fabio Cherstich
Palma Domenichiello

Accessori e Costumi
Elena Costelian
Regia Luci Marc Laperrouze
Regia Video Julien Petin
Regia Suono Angelo Cannarile
Scenotecnica Simone Ribba

Direzione di Produzione
Valeria Camardo

Segreteria di Produzione
Raffaele Vitulli, Lucia Laterza

Informazioni

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La Città di Pietra
VIVAVERDI MULTIKULTI 2010
12-13-14 Novembre 2010

Chiesa di San Pietro Barisano
Rioni Sassi - Matera

Fondazione Zétema
Recinto Cavone, 5
Matera
Tel. e Fax 0835 336439
Web: www.zetema.org

ARTErìa - Associazione d’Arte e Cultura di Matera
Sede operativa:
Vico XX Settembre, 2
75100 - Matera
Tel. e Fax 0835 337363
Mobile
327 9888549 - 347 6001976
Web: www.arteriamatera.it

Contributi e Partners
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Sponsor tecnici
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