Il Comune di Matera e il Circolo Culturale "La Scaletta" dal 1978 organizzano nei suggestivi ambienti rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci a Matera un evento denominato "Le Grandi Mostre nei Sassi di Matera" dedicato alla scultura contemporanea. Le mostre hanno riguardato artisti come: Consagra, Melotti, Martini, Cambellotti, A. Cascella, Fazzini, Matta, Milani, Andreotti, Kolibal, Negri, Leoncillo, Raphaël, Mascherini, Hare, Viani, Mirko, Lassaw. Inoltre, sono state organizzate le rassegne "Scultura in Italia" 1 e 2, "Scultura in America", "Scultura in Francia", "Vanni Scheiwiller e la Scultura" che hanno visto la presenza di tutti i più noti scultori del secolo appena trascorso.
Questa lunga esperienza ha costituito un punto di partenza per l’apertura a Matera del MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea, inaugurato il 14 ottobre 2006 dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali on. Francesco Rutelli. In questo Museo, infatti, sono state collocate tutte le opere (oltre 300 sculture, da Medardo Rosso a oggi) che gli artisti o i loro congiunti, gli amici della città, hanno donato come riconoscimento dell’impegno profuso nella divulgazione della scultura contemporanea.
Le Grandi Mostre nei Sassi: Dino Basaldella
Il prossimo appuntamento de "Le Grandi Mostre nei Sassi" è dedicato, in occasione del centenario della nascita, a Dino Basaldella. La mostra verrà inaugurata il 27 giugno, rimarrà aperta fino al 3 ottobre 2009 ed è curata da Giuseppe Appella che si avvale della collaborazione di un gruppo di giovani storici dell’arte tesi ad indagare i primi anni di Dino oltre che il suo costante impegno nel monumentale (Giovanni Bianchi, Paolo Campiglio) e di un compagno di strada di Dino (lo scrittore e critico letterario Cesare Milanese).
Dopo la fondamentale retrospettiva di Mirko (2007) e quella che il MUSMA riserva, tra il 2 maggio e il 24 giugno 2009, ad Afro (del quale sono state rintracciate quattro sculture degli anni Cinquanta e alcune ceramiche), vuole chiarire, una volta per tutte, il destino individuale - e il relativo peso espressivo - del maggiore dei Basaldella, pur nella certezza di una comune matrice.
L’esposizione comprende 80 sculture, 50 disegni e 21 gioielli datati 1924-1975, provenienti da Musei e collezionisti privati, oltre a un ricco apparato di immagini, documenti e video, spesso inediti, raccolti nella mostra biobibliografica abitualmente tenuta nella Biblioteca Scheiwiller annessa al MUSMA, utili per mettere in luce aree di impegno e di scambi che testimoniano sopravvivenze di influenze o reminiscenze di remote civiltà non discordanti, una sorta di nomadismo culturale che ha facilitato l’assunzione di una tradizione linguistica e proposto problemi e aspetti relativi ai rapidi cambiamenti che nei decenni si sono verificati nel suo lavoro, non ultimo il modo in cui il gusto dell’arcaico cede al sopravanzare del nuovo.
Evidente, in Dino, fin dalle prime sculture (Ritratto di Sandro Filipponi, 1930), il desiderio di rottura con l’accademismo e una sottile vena romantica che mentre lo sollecita a respingere la forma lo incita verso effetti cromatici. Ciò è possibile anche per la evidente maestria artigiana, coltivata con lo zio orefice, e una non comune capacità di lavoro che lo porta a sculture come Lo Squalo (1935), realizzato in legno ed esposto alla Biennale di Venezia del 1936.
Frutto di una sentita meditazione, dopo l’adesione al post-cubismo, è il trapasso verso forme più consone al tempo, realizzate con tronconi di ferro desunti dai rifiuti delle officine industriali e connessi ad altri elementi tranciati con energia e definiti in una forma tanto nuova da distaccarlo immediatamente da tutti i riferimenti identificabili: Picasso, Gonzales, David Smith, Colla. L’unico punto di contatto non è il surrealismo o il dadaismo ma il collage dei cubisti, capace di dare al brandello di macchina e allo spezzone di ferro una nuova verginità, tale da proporre senza soste un inedito repertorio di forme aggressive, aperte alla fantasia dell’invenzione, la sola capace di rendere plastica la materia bruta. Con fantasia, dunque, Dino realizza opere (Il quadrante dell’omega e Orecchio di Dioniso del 1963, El Partidor del 1964) che, sfruttando ogni possibilità della materia usurata, raggiungono una dialettica espressiva e una suggestione del tutto arcana ed emblematica.
Primogenito di Leo Basaldella, pittore decoratore, morto per causa di guerra nel 1918, Dino nasce a Udine il 26 aprile 1909. Insieme ai fratelli Mirko (Udine 1910-Boston 1969) e Afro (Udine 1912-Walenstadt 1976) entra nell’Istituto Evangelico Professionale di Venezia dove frequenta la Scuola Media e il Liceo Artistico che continua per un breve periodo a Firenze. Si diplomerà, infine, a Venezia. Il suo esordio è del 1928, a Udine, con la "Scuola Friulana d’Avanguardia", insieme a Angilotto Modotto e Alessandro Filippini. Dal 1930 al 1935, a più riprese, soggiorna a Roma, mentre partecipa a varie sindacali (Udine 1931, Trieste 1932, Pola, Trieste e Firenze 1933, Trieste 1934). Le prime influenze di Medardo Rosso sono sostituite dal vivo interesse per Arturo Martini presso il cui studio lavora Mirko.
Inizia l’insegnamento nel 1933, nelle scuole tecniche di Trieste, quindi passa a Muggia e tra il 1936 e il 1942 a Gemona del Friuli per il cui Duomo realizza due pannelli lignei. Nel 1935 è presente alla II Quadriennale di Roma con il Pescatore di anguille e nel 1936 alla Biennale di Venezia e alla Sindacale di Udine con Lo squalo. Ritornerà a Roma per la Quadriennale del 1939 e per la Sindacale del Lazio del 1942. I vivi interessi neo-naturalistici sono approdati a un modellato di ascendenza impressionista e alle luminosità care alla Scuola Romana. Intanto, la produzione orafa si è affiancata a quella scultorea vera e propria.
Dal 1942 al 1947 insegna al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dal 1948 al 1958 all’Istituto d’Arte di Gorizia, dal 1959 al 1969 a quello di Udine e, infine, dal 1970 al 1975 all’Accademia di Brera a Milano.
Nel 1944 tiene la sua prima personale a Udine. Qui, nel 1947, vince il primo premio per la scultura alla "Mostra Triveneta del Ritratto". Agli inizi degli anni Cinquanta si accosta all’esperienza post-cubista e, mentre interviene con bassorilievi polimaterici nella sede della Cassa di Risparmio di Latisana, nell’Istituto Tecnico "J. Barozzi" di Modena, nel Municipio di Treppo Carnico, partecipa alla X Triennale di Milano (1954) e al Concorso Internazionale del Bronzetto (1959, 1963, 1971, 1973, 1975). Intanto, scopre il ferro quale personale strumento espressivo e, dopo la sua prima personale a Roma (Galleria La Tartaruga, 1960), nel 1961 si presenta negli USA in varie mostre: al Princeton University Art Museum e al Carnegie Institute di Pittsburgh, oltre che nella personale alla Viviano Gallery di New York. Le mostre, dopo la grande sala alla Biennale di Venezia del 1964, si susseguono senza sosta, tra Ravne (SLO), nel cui Simposio Forma Viva realizza il monumento Orecchio a Ravne collocata sulla collina circostante, e la IX Quadriennale di Roma (1965) dove ritornerà nel 1972-1973, con cinque opere, tra Basilea e Klagenfurt, Fiume e Anversa, Murska Sabota e Trieste, Bologna e Cortina d’Ampezzo. Tra una esposizione e l’altra, realizza la scultura per il Monumento alla Resistenza di Udine, progettato da Gino Valle e Federico Marconi, l’opera in marmo per la sede INPS di Roma, la cancellata in ferro a Romans d’Isonzo, il pannello per la Banca Nazionale del Lavoro di Milano, la scultura per la Scuola Elementare Manzoni di Cividale del Friuli e quella, alta sei metri, per l’Istituto Kennedy di Pordenone.
Muore a Udine il 7 gennaio 1977.
Dopo la fondamentale retrospettiva di Mirko (2007) e quella che il MUSMA riserva, tra il 2 maggio e il 24 giugno 2009, ad Afro (del quale sono state rintracciate quattro sculture degli anni Cinquanta e alcune ceramiche), vuole chiarire, una volta per tutte, il destino individuale - e il relativo peso espressivo - del maggiore dei Basaldella, pur nella certezza di una comune matrice.
L’esposizione comprende 80 sculture, 50 disegni e 21 gioielli datati 1924-1975, provenienti da Musei e collezionisti privati, oltre a un ricco apparato di immagini, documenti e video, spesso inediti, raccolti nella mostra biobibliografica abitualmente tenuta nella Biblioteca Scheiwiller annessa al MUSMA, utili per mettere in luce aree di impegno e di scambi che testimoniano sopravvivenze di influenze o reminiscenze di remote civiltà non discordanti, una sorta di nomadismo culturale che ha facilitato l’assunzione di una tradizione linguistica e proposto problemi e aspetti relativi ai rapidi cambiamenti che nei decenni si sono verificati nel suo lavoro, non ultimo il modo in cui il gusto dell’arcaico cede al sopravanzare del nuovo.
Evidente, in Dino, fin dalle prime sculture (Ritratto di Sandro Filipponi, 1930), il desiderio di rottura con l’accademismo e una sottile vena romantica che mentre lo sollecita a respingere la forma lo incita verso effetti cromatici. Ciò è possibile anche per la evidente maestria artigiana, coltivata con lo zio orefice, e una non comune capacità di lavoro che lo porta a sculture come Lo Squalo (1935), realizzato in legno ed esposto alla Biennale di Venezia del 1936.
Frutto di una sentita meditazione, dopo l’adesione al post-cubismo, è il trapasso verso forme più consone al tempo, realizzate con tronconi di ferro desunti dai rifiuti delle officine industriali e connessi ad altri elementi tranciati con energia e definiti in una forma tanto nuova da distaccarlo immediatamente da tutti i riferimenti identificabili: Picasso, Gonzales, David Smith, Colla. L’unico punto di contatto non è il surrealismo o il dadaismo ma il collage dei cubisti, capace di dare al brandello di macchina e allo spezzone di ferro una nuova verginità, tale da proporre senza soste un inedito repertorio di forme aggressive, aperte alla fantasia dell’invenzione, la sola capace di rendere plastica la materia bruta. Con fantasia, dunque, Dino realizza opere (Il quadrante dell’omega e Orecchio di Dioniso del 1963, El Partidor del 1964) che, sfruttando ogni possibilità della materia usurata, raggiungono una dialettica espressiva e una suggestione del tutto arcana ed emblematica.
Primogenito di Leo Basaldella, pittore decoratore, morto per causa di guerra nel 1918, Dino nasce a Udine il 26 aprile 1909. Insieme ai fratelli Mirko (Udine 1910-Boston 1969) e Afro (Udine 1912-Walenstadt 1976) entra nell’Istituto Evangelico Professionale di Venezia dove frequenta la Scuola Media e il Liceo Artistico che continua per un breve periodo a Firenze. Si diplomerà, infine, a Venezia. Il suo esordio è del 1928, a Udine, con la "Scuola Friulana d’Avanguardia", insieme a Angilotto Modotto e Alessandro Filippini. Dal 1930 al 1935, a più riprese, soggiorna a Roma, mentre partecipa a varie sindacali (Udine 1931, Trieste 1932, Pola, Trieste e Firenze 1933, Trieste 1934). Le prime influenze di Medardo Rosso sono sostituite dal vivo interesse per Arturo Martini presso il cui studio lavora Mirko.
Inizia l’insegnamento nel 1933, nelle scuole tecniche di Trieste, quindi passa a Muggia e tra il 1936 e il 1942 a Gemona del Friuli per il cui Duomo realizza due pannelli lignei. Nel 1935 è presente alla II Quadriennale di Roma con il Pescatore di anguille e nel 1936 alla Biennale di Venezia e alla Sindacale di Udine con Lo squalo. Ritornerà a Roma per la Quadriennale del 1939 e per la Sindacale del Lazio del 1942. I vivi interessi neo-naturalistici sono approdati a un modellato di ascendenza impressionista e alle luminosità care alla Scuola Romana. Intanto, la produzione orafa si è affiancata a quella scultorea vera e propria.
Dal 1942 al 1947 insegna al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dal 1948 al 1958 all’Istituto d’Arte di Gorizia, dal 1959 al 1969 a quello di Udine e, infine, dal 1970 al 1975 all’Accademia di Brera a Milano.
Nel 1944 tiene la sua prima personale a Udine. Qui, nel 1947, vince il primo premio per la scultura alla "Mostra Triveneta del Ritratto". Agli inizi degli anni Cinquanta si accosta all’esperienza post-cubista e, mentre interviene con bassorilievi polimaterici nella sede della Cassa di Risparmio di Latisana, nell’Istituto Tecnico "J. Barozzi" di Modena, nel Municipio di Treppo Carnico, partecipa alla X Triennale di Milano (1954) e al Concorso Internazionale del Bronzetto (1959, 1963, 1971, 1973, 1975). Intanto, scopre il ferro quale personale strumento espressivo e, dopo la sua prima personale a Roma (Galleria La Tartaruga, 1960), nel 1961 si presenta negli USA in varie mostre: al Princeton University Art Museum e al Carnegie Institute di Pittsburgh, oltre che nella personale alla Viviano Gallery di New York. Le mostre, dopo la grande sala alla Biennale di Venezia del 1964, si susseguono senza sosta, tra Ravne (SLO), nel cui Simposio Forma Viva realizza il monumento Orecchio a Ravne collocata sulla collina circostante, e la IX Quadriennale di Roma (1965) dove ritornerà nel 1972-1973, con cinque opere, tra Basilea e Klagenfurt, Fiume e Anversa, Murska Sabota e Trieste, Bologna e Cortina d’Ampezzo. Tra una esposizione e l’altra, realizza la scultura per il Monumento alla Resistenza di Udine, progettato da Gino Valle e Federico Marconi, l’opera in marmo per la sede INPS di Roma, la cancellata in ferro a Romans d’Isonzo, il pannello per la Banca Nazionale del Lavoro di Milano, la scultura per la Scuola Elementare Manzoni di Cividale del Friuli e quella, alta sei metri, per l’Istituto Kennedy di Pordenone.
Muore a Udine il 7 gennaio 1977.
La mostra, allestita da Alberto Zanmatti nelle Chiese rupestri Madonna delle Virtù - S. Nicola dei Greci (grandi sculture) e nelle Sale espositive del Musma (piccole sculture, gioielli, disegni), è promossa, come le precedenti edizioni, dal Circolo La Scaletta insieme al Comune di Matera e al MUSMA, con il sostegno della Regione e dell’APT di Basilicata, della Provincia, della Camera di Commercio e della Fondazione Zétema di Matera, Istituto Banco di Napoli Fondazione e TOTAL Italia spa Roma.
Sarà accompagnata da un catalogo realizzato dalle Edizioni della Cometa che, oltre ai testi del curatore e dei collaboratori scelti per l’occasione, conterrà, per la prima volta, un capitolo completo dedicato a "Vita, opera e fortuna critica".
La mostra è stata inserita nell’elenco dei grandi eventi dell’Azienda di Promozione Turistica di Basilicata.
Sarà accompagnata da un catalogo realizzato dalle Edizioni della Cometa che, oltre ai testi del curatore e dei collaboratori scelti per l’occasione, conterrà, per la prima volta, un capitolo completo dedicato a "Vita, opera e fortuna critica".
La mostra è stata inserita nell’elenco dei grandi eventi dell’Azienda di Promozione Turistica di Basilicata.
Informazioni
Le Grandi Mostre nei Sassi
Dino Basaldella
27 giugno - 3 ottobre 2009
Complesso rupestre Madonna delle Virtù, San Nicola dei Greci
Orari di apertura:
dal martedì alla domenica
dalle 10.00 alle 20.00 orario continuato
(La biglietteria chiude alle 19.00)
Biglietto intero
Euro 6,00
Biglietto ridotto
Euro 4,00
(TCI - under18/over 65)
Bambini 0-6 anni
ingresso gratuito
>> Visita Matera