Metaponto si trova al centro del Golfo di Taranto sul Mar Jonio, sulla Costa Jonica della Basilicata. Intorno ci sono vaste aree di macchia mediterranea e suggestive pinete che si estendono fino alle spiaggie. E’ un luogo ricco di storia dove troverai magnifiche testimonianze della Civiltà Magno-Greca.
Metaponto è una delle località ideali per chi vuole godere il mare e il caldo sole del Sud.
La spiaggia si presenta ampia e sabbiosa, con lidi attrezzati al servizio dei bagnanti e degli amanti della vela e con zone incontaminate per la pesca sportiva nelle vicinanze delle foci dei fiumi Bradano e Basento.
Metaponto
La città fondata nella metà del VII secolo a.C. da greci provenienti dall’Acaia, divenne una delle più importanti colonie della Magna Grecia. La sua ricchezza era principalmente costituita da un ampio e fertile territorio, delimitato dai fiumi Bradano e Basento e famoso per la produzione cerealicola (testimoniata dal simbolo della spiga sulla monetazione della città).
I periodi di maggiore floridezza furono la seconda metà del VI e la prima metà del IV sec a.C., caratterizzati da un imponente sviluppo edilizio; in età romana la città attraversò una fase di decadenza con la contrazione dell’abitato, limitato alla zona del Castrum. Il progressivo abbandono del sito fu segnato dalle continue inondazioni dei fiumi che ricoprirono la città antica di uno strato alluvionale. Il Parco Archeologico, comprende i resti monumentali del santuario urbano dedicato ad Apollo Licio e dell’adiacente agorà.
I periodi di maggiore floridezza furono la seconda metà del VI e la prima metà del IV sec a.C., caratterizzati da un imponente sviluppo edilizio; in età romana la città attraversò una fase di decadenza con la contrazione dell’abitato, limitato alla zona del Castrum. Il progressivo abbandono del sito fu segnato dalle continue inondazioni dei fiumi che ricoprirono la città antica di uno strato alluvionale. Il Parco Archeologico, comprende i resti monumentali del santuario urbano dedicato ad Apollo Licio e dell’adiacente agorà.
L’area sacra racchiude quattro templi: il più antico, dedicato ad Atena, fondato all’inizio del VI sec. a.C.; i templi di Apollo e di Hera realizzati nel 570 a.C., tutti in stile dorico; intorno al 470 a.C. venne edificato il monumentale tempio ionico dedicato ad Afrodite.
L’impianto urbano è delimitato da un imponente circuito murario risalente al VI secolo a.C., rimaneggiato nel IV secolo a.C. e caratterizzato da una serie di ingressi monumentali. E’ possibile individuare il tempio detto delle Tavole Palatine, dedicato ad Hera e costruito nel VI secolo a.C. in stile dorico, per segnare i confini territoriali dell’antica città achea.
L’impianto urbano è delimitato da un imponente circuito murario risalente al VI secolo a.C., rimaneggiato nel IV secolo a.C. e caratterizzato da una serie di ingressi monumentali. E’ possibile individuare il tempio detto delle Tavole Palatine, dedicato ad Hera e costruito nel VI secolo a.C. in stile dorico, per segnare i confini territoriali dell’antica città achea.
Il Parco Archeologico di Metaponto
Oggi, il Parco Archeologico con i resti, di quanto si è salvato dalle continue spoliazioni del passato, della polis greca, il Museo Nazionale del Metapontino con reperti dalla preistoria alla tarda antichità e il Tempio extraurbano di Hera, meglio conosciuto con il nome di Tavole Palatine, offrono al visitatore la possibilità di conoscere da vicino la cultura della Magna Grecia.L’interesse dei coloni greci è rivolto anche a tutto il territorio circostante, la chora, estremamente fertile, che immediatamente divenie oggetto di lavori per la creazione delle necessarie infrastrutture, e dell’erezione dei santuari extraurbani che rappresentano i segni più appariscenti della presenza di queste nuove genti e segnano i confini della polis di Metaponto. Il più importante di questi santuari, l’unico rimasto in piedi, è quello denominato Tavole Palatine, un imponente tempio con colonnato di tipo dorico, 12 colonne sul lato lungo e 6 su quello corto, realizzato nel tardo VI secolo a.C. e posto in prossimità di una sorgente sacralizzata come era uso nel mondo greco. Il tempio dedicato ad Hera, protrettice dei confini, conserva oggi in alzato 15 colonne.
Da una ricognizione della zona delimitata tra Bradano e Basento sono emersi reperti che attestano la presenza di numerose fattorie, questo permette di asserire che almeno la metà degli abitanti vivevano nella campagna circostante, divisa in lotti regolari, che rappresentano i possedimenti delle fattorie dei vari coloni, suddivisa non più tardi della prima metà del V secolo a.C.
Lo sviluppo monumentale dell’asty, cioè del centro urbano di Metaponto, si attua nei decenni centrali del VI secolo a.C., quando l’intero spazio è ridisegnato secondo una rigida regolarità geometrica. Un grande asse (plateia) centrale nord-sud diventa il principio generatore dell’intero impianto e separa i due maggiori spazi pubblici dell’agorà e dell’area sacra.
In quest’ultima ci sono i resti di quattro templi principali, di cui i maggiori, tempio A e B hanno un orientamento non arcaico ma, ruotando leggermente verso est, si allineano alle nuove geometrie dell’impianto urbano.
Mantengono, invece, l’originario orientamento arcaico i due templi minori C e D. Pochi blocchi sono rimasti del tempio C, forse dedicato ad Atena, databile al 580 a.C.
Il tempio A, dedicato a Hera è eretto in stile dorico verso la metà del VI secolo a.C.. Una pianta maestosa composta da 8 colonne sul fronte e 17 sui lati lunghi. Il vicino tempio B, dedicato ad Apollo Likaios, ha dimensioni leggermente più ridotte ed è sempre in stile dorico. Del tempio D resta solo la trincea di fondazione, ma i numerosi pezzi erratici permettono di datarlo al 470 a.C. e di asserire che fosse in stile ionico e dedicato ad Artemide. Al centro dell’area sacra un altro piccolo tempio è intotolato a Dioniso.
Lo sviluppo monumentale dell’asty, cioè del centro urbano di Metaponto, si attua nei decenni centrali del VI secolo a.C., quando l’intero spazio è ridisegnato secondo una rigida regolarità geometrica. Un grande asse (plateia) centrale nord-sud diventa il principio generatore dell’intero impianto e separa i due maggiori spazi pubblici dell’agorà e dell’area sacra.
In quest’ultima ci sono i resti di quattro templi principali, di cui i maggiori, tempio A e B hanno un orientamento non arcaico ma, ruotando leggermente verso est, si allineano alle nuove geometrie dell’impianto urbano.
Mantengono, invece, l’originario orientamento arcaico i due templi minori C e D. Pochi blocchi sono rimasti del tempio C, forse dedicato ad Atena, databile al 580 a.C.
Il tempio A, dedicato a Hera è eretto in stile dorico verso la metà del VI secolo a.C.. Una pianta maestosa composta da 8 colonne sul fronte e 17 sui lati lunghi. Il vicino tempio B, dedicato ad Apollo Likaios, ha dimensioni leggermente più ridotte ed è sempre in stile dorico. Del tempio D resta solo la trincea di fondazione, ma i numerosi pezzi erratici permettono di datarlo al 470 a.C. e di asserire che fosse in stile ionico e dedicato ad Artemide. Al centro dell’area sacra un altro piccolo tempio è intotolato a Dioniso.
Nell’agorà si distinguono il manteion intitolato ad Apollo e l’imponente struttura emiciclica del teatro con gradinate in pietra che, nel corso della seconda metà del del IV secolo a.C., sostituisce la struttura circolare arcaica denominata ekklesiasterion, destinata ad ospitare le assemblee cittadine.
La mancanza di un pendio collinare impose l’invenzione di un rilievo artificiale mantenuto da un muro di contenimento con gli ingressi alla parte alta delle gradinate.
Il teatro di Metaponto costituisce un unicum, il modello architettonico anticipa le forme del futuro anfiteatro romano. In prossimità del teatro vi sono anche i resti del tempio dedicato a Zeus Agoraios, protettore dell’agorà.
Sul lato opposto dell’attuale strada di accesso sono i resti del castrum romano utilizzato nel corso del III secolo a.C.. La consegna della città, da parte dei metapontini, ad Annibale nel 212 a.C. e il ritiro di quest’ultimo nel Bruzio segna per Metaponto l’inizio di una crisi demografica ed economica irreversibile, gli edifici sacri si riducono a ruderi e diventano cave per produrre calce o recuperare materiali da costruzione.
La scoperta del quartiere dei ceramisti nel settore nord-orientale della città con i resti delle fornaci, permette di localizzare con certezza la prima scuola lucana la cui attività si sviluppa tra il 450-440 e 380-370 circa a.C. dal Pittore di Pisticci al laboratorio dei Pittori di Dolone e di Creusa. La produzione figurata metapontina si diffuse soprattutto nella chora e nel vicino entroterra indigeno. Il primo ceramografo italiota a dipingere vasi a figure rosse su fondo nero fu il cosidetto Pittore di Pisticci che per primo introdusse, nel IV secolo a.C., lo stile a figure rosse.
Nel quartiere dei ceramisti di Metaponto gli archeologi hanno individuato le fornaci e le buche con gli scarti della lavorazione, dai vasi cotti mali alle prove di cottura, dai sostegni per impilare i vasi durante la cottura ad una numerosa quantità di frammenti decorati e non.
Oggi è visibile una grande fornace che si compone di un corridoi di alimentazione e di una camera di cottura di forma circolare, ricoperta da una cupola di mattoni di argilla cruda con una piccola apertura per il controllo dello stato di cottura. I vasi una volta modellati e decorati con la vernice, venivano cotti ad una temperatura di 800°-900° per non meno di 36 ore. Fondamentale era mantenere costante la temperatura che consentiva la trasformazione chimica dei materiali contenuti nell’argilla e nella vernice. L’immissione di aria nella fornace permetteva l’ossidazione della vernice e faceva assumere al vaso una colorazione rossa. Successivamente si privava la fornace dell’ossigeno introducendo legna verde, in modo che i minerali della vernice restituissero l’ossigeno assumendo il colore nero. Successivamente si introduceva nuovamente aria per far tornare le parti del vaso non verniciate al colore rosso.
Negli ultimi anni all’archeologia tradizionale si è aggiunto lo studio delle impronte digitali con l’aiuto del Servizio di polizia scientifica. Lo studio delle impronte digitali lasciate sui vasi, rinvenuti nella discarica denominata del Pittore di Dolone, ha permesso di individuare diversi artigiani e di capire quali erano state le loro mansioni all’interno del laboratorio, dal modellatore al verniciatore ognuno di loro era specializzato in un fase della lavorazione.
La mancanza di un pendio collinare impose l’invenzione di un rilievo artificiale mantenuto da un muro di contenimento con gli ingressi alla parte alta delle gradinate.
Il teatro di Metaponto costituisce un unicum, il modello architettonico anticipa le forme del futuro anfiteatro romano. In prossimità del teatro vi sono anche i resti del tempio dedicato a Zeus Agoraios, protettore dell’agorà.
Sul lato opposto dell’attuale strada di accesso sono i resti del castrum romano utilizzato nel corso del III secolo a.C.. La consegna della città, da parte dei metapontini, ad Annibale nel 212 a.C. e il ritiro di quest’ultimo nel Bruzio segna per Metaponto l’inizio di una crisi demografica ed economica irreversibile, gli edifici sacri si riducono a ruderi e diventano cave per produrre calce o recuperare materiali da costruzione.
La scoperta del quartiere dei ceramisti nel settore nord-orientale della città con i resti delle fornaci, permette di localizzare con certezza la prima scuola lucana la cui attività si sviluppa tra il 450-440 e 380-370 circa a.C. dal Pittore di Pisticci al laboratorio dei Pittori di Dolone e di Creusa. La produzione figurata metapontina si diffuse soprattutto nella chora e nel vicino entroterra indigeno. Il primo ceramografo italiota a dipingere vasi a figure rosse su fondo nero fu il cosidetto Pittore di Pisticci che per primo introdusse, nel IV secolo a.C., lo stile a figure rosse.
Nel quartiere dei ceramisti di Metaponto gli archeologi hanno individuato le fornaci e le buche con gli scarti della lavorazione, dai vasi cotti mali alle prove di cottura, dai sostegni per impilare i vasi durante la cottura ad una numerosa quantità di frammenti decorati e non.
Oggi è visibile una grande fornace che si compone di un corridoi di alimentazione e di una camera di cottura di forma circolare, ricoperta da una cupola di mattoni di argilla cruda con una piccola apertura per il controllo dello stato di cottura. I vasi una volta modellati e decorati con la vernice, venivano cotti ad una temperatura di 800°-900° per non meno di 36 ore. Fondamentale era mantenere costante la temperatura che consentiva la trasformazione chimica dei materiali contenuti nell’argilla e nella vernice. L’immissione di aria nella fornace permetteva l’ossidazione della vernice e faceva assumere al vaso una colorazione rossa. Successivamente si privava la fornace dell’ossigeno introducendo legna verde, in modo che i minerali della vernice restituissero l’ossigeno assumendo il colore nero. Successivamente si introduceva nuovamente aria per far tornare le parti del vaso non verniciate al colore rosso.
Negli ultimi anni all’archeologia tradizionale si è aggiunto lo studio delle impronte digitali con l’aiuto del Servizio di polizia scientifica. Lo studio delle impronte digitali lasciate sui vasi, rinvenuti nella discarica denominata del Pittore di Dolone, ha permesso di individuare diversi artigiani e di capire quali erano state le loro mansioni all’interno del laboratorio, dal modellatore al verniciatore ognuno di loro era specializzato in un fase della lavorazione.
Dove soggiornare
Metaponto è una località sul Mar Jonio con tutti i servizi essenziali per o turisti.
Luogo di vacanza ideale perché dispone di un equilibrato rapporto di presenze in relazione agli spazi è meta di turismo qualificato. Sport, benessere, relax, divertimento, gite culturali event e spettacoli daranno piena soddisfazione della vostra esperienza in un luogo che costituisce un tesoro della Basilicata.
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