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Le pitture rupestri di Filiano

Nel bosco di Lagopesole, a circa 800 metri di altezza, in un riparo sotto uno sperone di roccia esistono le prime tracce artistiche dell’uomo in Basilicata.

Il riparo sotto la roccia, ora denominato riparo Ranaldi, dal suo scopritore, è il luogo che in Basilicata meglio testimonia l’aspetto epipaleolitico e mesolitico.

Durante questo periodo della preistoria, la cui fase iniziale risale a circa 12.000 anni fa, si attuò una crisi economica causata dalle grandi trasformazioni climatico-ambientali con il passaggio da un clima tendente al freddo ad un altro temperato-caldo. Tali fenomeni, con il lento venir meno della vegetazione ad alto fusto, provocarono la graduale estinzione dei grandi mammiferi e della fauna di tipo freddo (mammuth, stambecco, renna), diffusasi nella fase finale del Paleolitico, a favore di piccoli mammiferi.

I gruppi umani cambiano tipo di vita e si avviano lungo quel processo culturale che li porterà, nel Neolitico, ad organizzarsi in insediamenti stabili basati su un’economia agricola.

In questo periodo, infatti, l’uomo abbandona l’attività economica tipica del Paleolitico basata sulla caccia ai grandi mammiferi, e si dedica prevalentemente alla raccolta di molluschi marini o terrestri, e alla caccia dei piccoli mammiferi.

Tali trasformazioni sono testimoniate anche dal cambiamento degli strumenti: si passa infatti da un’industria litica con utensili di grandi dimensioni ad un’altra tendente al microlitismo, ossia con manufatti di ridotte dimensioni.
In un ambiente montano come l’area di Tuppo dei Sassi, è attestata una economia mista caratterizzata da un lato dalla raccolta e dall’atro dalla caccia ai mammiferi che in questa zona erano rappresentanti dal cervo, dal cinghiale, dal capriolo, dal camoscio.

Le pitture rupestri di Tuppo dei Sassi (le uniche finora conosciute in Basilicata) sono situate su una parete di roccia arenaria calcarea, molto instabile per l’erosione naturale. I motivi iconografici sono di colore rosso, steso sulla roccia con le dita. Si tratta sostanzialmente di gruppi di quadrupedi, probabilmente cervi, in quanto sono chiaramente riconoscibili i palchi, talvolta preceduti da una figurina antropomorfa bilobata; in un caso, un quadrupede sembra montato da un figura umana.

Una recente ricognizione ha ulteriormente arricchito i dati provenienti dal riparo sotto la roccia, con il rinvenimento di un ulteriore interessante dato, ossia di un graffito rappresentante sempre un quadrupede.
Al di là del sito di impareggiabile bellezza, il dato più rilevante delle pitture rupestri è offerto dalla capacità dei gruppi umani insediati in quest’area di concettualizzare e riprodurre in forme artistiche alcuni aspetti della vita quotidiana e del rapporto con la natura, nell’ambito di una struttura di pensiero e di espressione che diventa sempre più complessa.

Dopo un importante intervento conservativo, Riparo Ranaldi sarà aperto alla pubblica fruizione nel 2012.

Testo a cura della Fondazione Zétema - Matera
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