Potenza
Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu”, Palazzo Loffredo, Via Andrea Serrao - Potenza
La restituzione alla Basilicata di due straordinari vasi (nestorides) provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston offre l’occasione per alcune riflessioni di carattere generale sulla più antica produzione di ceramica a figure rosse dell’Italia meridionale, in particolare del Metapontino, sui risultati delle recenti ricerche archeologiche e sulle condizioni attuali del patrimonio archeologico regionale.
Il materiale rientrato in Italia è stato trafugato in anni passati da un contesto archeologico della regione, molto probabilmente da uno o più complessi funerari scavati in maniera clandestina. Lo conferma l’ottimo stato di conservazione dei due vasi, privi di lacune e integrazioni. Il riconoscimento ed il successivo recupero si devono all’intensa e lunga attività investigativa dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e all’efficace azione diplomatica svolta dai vertici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L’operazione congiunta ha consentito il rientro in Italia, anche a seguito di accordi di collaborazione internazionale, di altre sessantacinque opere conservate a Boston ed in altri musei americani.
L’esposizione proposta nel Museo Archeologico Nazionale ‘Dinu Adamesteanu’ di Potenza segue quelle già organizzate nelle sale del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo a Roma, a Ferrara, a Torino e a Napoli.
I due vasi sono attribuiti al Pittore di Amykos, uno dei più importanti e prolifici ceramografi italioti della prima generazione. La sua attività si sviluppa principalmente a Metaponto nel corso della seconda metà del V secolo a.C., momento in cui inizia in molte città della Magna Grecia una specifica produzione vascolare nella tecnica a figure rosse che sostituisce sui mercati meridionali, specialmente dei centri italici, l’importazione dei coevi manufatti ateniesi. Il nome, del tutto convenzionale, deriva dalla scena della punizione di Amykos, rappresentata su un vaso attribuito al Pittore. La sua produzione vanta più di 230 vasi conservati nei maggiori musei archeologici nazionali ed internazionali e provenienti dalle zone indigene prossime alle città della costa ionica, ma anche da aree piuttosto lontane, come Capua, Spina e Marzabotto.
Il Pittore di Amykos è considerato un diretto discepolo del Pittore c.d. di Pisticci, il capostipite del gruppo protolucano, da molti ritenuto di probabile provenienza e formazione greca. Entrambi hanno operato a Metaponto. Il Pittore di Amykos riflette più direttamente lo stile austero del maestro nel trattamento delle figure umane. Le frequenti scene d’inseguimento amoroso e di carattere dionisiaco mostrano immagini femminili slanciate e rigide nel loro abbigliamento. Non mancano nel suo repertorio scene più complesse ispirate dalla mitologia greca e dal teatro tragico contemporaneo. Infatti, le allusioni al mito degli Argonauti sull’hydria eponima raffigurante la cattura di Amykos e sul cratere a volute della “Collezione Jatta” di Ruvo di Puglia, con la liberazione di Fineo dalle Arpie per opera dei Boreadi, ricordano la fortuna della Medea euripidea, in scena proprio in quegli anni. Dello stesso Euripide è la tragedia Eolo, da cui viene preso in prestito il tema rappresentato sull’hydria rinvenuta a Canosa: il suicidio di Canace.
Sul vaso (409446), ritenuto dal Trendall una delle prime nestorides del Pittore di Amykos, compare la rappresentazione di un guerriero osco con copricapo tipico dell’abbigliamento lucano. La seconda nestoris (409445), attribuibile invece ad una fase successiva della sua esperienza artistica, tradisce una maggiore influenza della coeva scuola tarantina, per la maestosità delle forme vascolari e per la complessità della composizione decorativa. Dal punto di vista morfologico, proprio la nestoris sembra rappresentare uno degli esiti più suggestivi del dialogo tra le forme indigene, in questo caso la “trozzella” messapica, e la tradizione tecnica e decorativa greca, a conferma dell’importante ruolo svolto dalle comunità italiche nel determinare le produzioni delle numerose officine delle città greche della costa ionica.
Attraverso l’esposizione di alcuni tra i più importanti prodotti dell’officina di questo Pittore, rinvenuti nei siti indagati della Basilicata e restaurati di recente, viene infine ricostruito il percorso delle scelte tecniche dell’artigiano ceramografo. La sua predilezione per realizzazioni sempre più imponenti sembra condizionata, più che da una vera e propria “maturazione artistica”, dal mercato sempre più indirizzato alla monumentalità ed allo sfarzo. Non si deve infatti trascurare il fatto importante che i vasi figurati abbiano avuto una destinazione prevalentemente funeraria. Le immagini esprimono, pertanto, un linguaggio collettivo, sono simboli funzionali alla rappresentazione sociale delle comunità, al riconoscimento delle gerarchie, al consolidamento del potere delle aristocrazie. In questo modo le colonie greche della costa diventano i centri di maggiore produzione dei vasi figurati, dove s’inventano e si elaborano modelli iconografici e culturali in grado di influenzare e determinare i comportamenti, anche politici, delle comunità indigene. I più importanti ceramografi della scuola protolucana hanno infatti operato nelle officine presenti nelle colonie greche di Metaponto ed Herakleia-Policoro. Alcune di esse sono state riconosciute durante gli scavi condotti all’interno dell’area urbana di Metaponto, nel quartiere ceramico ubicato a ridosso delle mura del lato settentrionale della città.
Accanto all’alto valore simbolico dell’operazione e all’importanza delle opere restituite, la mostra intende quindi sottolineare il ruolo, non solo tecnologico, svolto dall’artigianato delle colonie greche, nell’interpretare i comportamenti delle comunità indigene e nel soddisfarne i bisogni sociali di rappresentazione.
Inaugurazione
14 aprile ore 17.30
Promossa dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata
Informazioni 0971 323111
4 marzo - 1 maggio 2011, Galleria Civica, Largo Raffaello Pignatari
La Mostra è una ricognizione sulla giovane Arte Ungherese, erede di una grande tradizione artistica, che ha conservato, e oggi sta rivitalizzando, la propria identità culturale, memore del retaggio della Mitteleuropa, dopo il lungo travaglio determinato dagli avvenimenti storici del primo e del secondo 1900 durante la lunga permanenza dell’Ungheria nella sfera del blocco sovietico. Sono esposte circa 60 opere, tra dipinti e sculture, di 21 giovani artisti ungheresi. Nella selezione degli artisti si percepisce il trascorrere di tre generazioni che possono essere comprese tra il 1964, nascita di Robert Csáki, e il 1982, anno di nascita di Márta Czene. La prima generazione, che maggiormente ha sofferto la condizione politica, è caratterizzata da un gruppo che si è concentrato con passione e rigore negli studi della grande tradizione dell’arte internazionale del passato. Alla seconda generazione, nella quale è compreso il maggior numero di artisti, possiamo collegare personalità che sentono fortemente il bisogno del racconto. Alla generazione dei più giovani, nati negli anni Ottanta, appartengono scelte stilistiche molto individuali.
orari
martedì - domenica 9.00-13.00 e 16.30-20.30
L’iniziativa è organizzata dal Comune di Potenza - Città Cultura
Informazioni 0971 27185
8 - 30 aprile 2011, Biblioteca Nazionale, Via Del Gallitello
Personale di pittura, grafica, terracotta e materico dell’artista Luciana Picchiello. Il linguaggio dei segni è uno dei temi che Luciana Picchiello porta avanti nella sua ricerca artistica. Dopo aver studiato le scritture dei popoli piu antichi, confrontando i segni cuneiformi della Mesopotamia con gli ideogrammi orientali, i geroqlifici con l’alfabeto Osco, l’artista ha realizzato delle tavole di terracotta recanti simbologie dove questi linguaggi sono mescolati tra loro ed a volte ha inserito dei simboli inventati come fosse un "nuovo alfabeto di futuri popoli sconosciuti". Esiste un filo conduttore tra la tavola Osca molisana (conservata nel British Museum di Londra), e la "Tabula Bantina" (conservata nel Museo Nazionale di Napoli) che spinge Luciana Picchiello ad esporre in questo luogo di cultura e di storia i suoi lavori inerenti al primo alfabeto delle genti italiche. Le opere di Luciana Picchiello sono ispirate dalla letteratura, dalla poesia e comunque fortemente sostenute da concetti filosofici. Per l’artista non ci puo essere arte senza un concetto filosofico, letterario e poetico che lo supporti. In un‘opera il libro entra a far parte fisicamente della realizzazione artistica. Luciana Picchiello, alla quale sono state dedicate mostre personali in importanti sedi espositive ricche di significato Storico e Culturale, ha trovato nella Biblioteca Nazionale di Potenza il luogo che meglio puo accogliere il risultato della sua ricerca artistica sui segni e la scrittura vista come luogo di memoria. All’inaugurazione, che avverrà l’8 Aprile alle 18, nella Sala Conferenze dell’Istituto, parteciperanno, insieme all’artista, il Sindaco della Citta di Potenza, Vito Santarsiero, il Direttore della Biblioteca, Francesco Sabia e il critico d’arte, Rino Cardone.
orari
lunedì - venerdì 9.00-13.00 15.00-19.00
sabato 9.00-13.00
Informazioni 0971 58829
9 - 17 aprile, Via Vescovado
Il Museo Diocesano di Potenza, allestito nella sala a piano terra del seicentesco edificio dell’ex Seminario, apertosi al pubblico di recente, rappresenta per quanti lo visiteranno, un’importante opportunità per ‘riconoscere’, attraverso le opere, le principali peculiarità che contraddistinguono la cultura artistica della nostra regione e la storia dell’antica diocesi potentina mediate dal racconto della microstoria di ogni singolo bene. Il percorso museale presenta, in questo primo allestimento, arredi e oggetti sacri della cattedrale e di alcune parrocchie della città: opere dal XVI al XX secolo. Gli oggetti di argenteria sacra provenienti dal Tesoro della Cattedrale, molti dei quali esposti al pubblico per la prima volta: calici, pissidi, croci, reliquiari, ostensori, realizzati da argentieri napoletani tra il XVI e il XIX secolo. La maggior parte della suppellettile in argento è stata donata da munifici vescovi che hanno retto la diocesi di Potenza: Carlo Pignatelli, Gaetano Avigliano, Bartolomeo De Cesare, Ignazio Marolda, Michelangelo Pieramico. L’allestimento comprende inoltre dipinti su tela e su tavola, in particolare, provengono dall’Episcopio le due tele raffiguranti la Madonna con Bambino tra Sant’Antonio e San Filippo Neri e la Madonna del Rosario, entrambe del XVII secolo, e dalla Chiesa di San Francesco la Vergine che allatta il Bambino dormiente (fine del XVII - primi del XVIII secolo) e la Madonna con Bambino (prima metà del XVII secolo). Le cinque tavolette con le Storie di Sant’Antonio, pannelli laterali superstiti di una icona, sono datate ’marzo 1645’. Sono esposti antichi testi, tra cui la Bibbia miniata del XV secolo ed il Registro parrocchiale del 1600, conservati nell’archivio della Cattedrale, ed infine alcuni manufatti tessili, tra i quali spicca un ottocentesco paramento liturgico fatto realizzare dal vescovo Ignazio Marolda e tre mitrie. A queste opere, che costituiscono il nucleo fisso e centrale dell’allestimento museale, si aggiungeranno testimonianze artistiche temporaneamente prelevate da chiese di altri comuni della Diocesi, secondo criteri dettati da precise scelte tematiche.
orari
martedì - domenica 10.00-13.00 e 17.00-20.00
Informazioni 0971 283110
La donna e il mito della differenza
9 aprile - 15 maggio 2011, Museo Archeologico Provinciale, Via Lazio
La mostra presenta per la prima volta in Basilicata l’opera di Maria Luisa Ricciuti, grande artista italiana. Pittrice, scultrice e scenografa, ha lavorato con Gae Aulenti per le mostre dei Fenici e dei Celti a Palazzo Grassi di Venezia e al Musée d’Orsay di Parigi. Ha lavorato inoltre con Carmelo Bene per le maschere di vari allestimenti di “Pinocchio”, con Béjart per “Les chats” a Parigi e con Robert Wilson a Lione.
Ha ricevuto numerosi premi tra cui la “Targa d’Oro” per la scultura al Concorso Mondadori (1984) con relativa mostra alla Finarte di Milano, il “Premio del Presidente della Giuria” alla Sala dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze.
Inaugurazione 9 aprile alle ore 18
orari
martedì - sabato 9.00-20.00
domenica e festivi 15.00-20.00
L’iniziativa è organizzata dalla Provincia di Potenza / Museo e Pinacoteca Provinciali
Informazioni 0971 444833
9 - 17 apeile 2011, via Lazio
Nelle sale del museo, oltre la mostra archeologica permanente che illustra il percorso crono-culturale delle tre grandi forme di popolamento della Lucania antica (Enotri, Greci, Lucani) dall’età arcaica fino alla romanizzazione, è possibile visitare:
Mostra Nata per unire avente per tema i 150 anni dell’Unità d’Italia sotto il profilo storico-militare. Sono in esposizione uniformi italiane e relativi copricapo del Regio Esercito delle diverse epoche: Risorgimentale (1860-1870), Umbertina (1878-1900), regno Vittorio Emanuele III (1900-1946). Sono altresì esposti documenti, medaglie e materiale iconografico dell’ampio periodo. Di particolare rilievo è il materiale proveniente dal “Fondo Lacava” di Corleto Perticara, con i cimeli appartenuti ai garibaldini Michele e Pietro Lacava. Filmati e spot istituzionali completano il percorso espositivo.
Mostra documentaria Antichidentità – Museo/Pinacoteca: una storia recuperata dedicata al lavoro di recupero e valorizzazione dei Beni Archeologici, Archivistici, Storico-Artistici, Demo-Etnoantropologici della Basilicata.
orari
martedì - sabato 9.00-20.00
domenica e festivi 15.00-20.00
L’iniziativa è organizzata dalla Provincia di Potenza / Museo e Pinacoteca Provinciali
Informazioni 0971 444833
9 17 aprile 2011, Via Lazio
locali della Pinacoteca provinciale ospitano la mostra permanente di pittura e scultura intitolata a Concetto Valente che comprende parte della collezione pittorica e scultorea della Provincia che include opere dell’Ottocento, tra cui spiccano quelle dei lucani Giacomo Di Chirico, Angelo Brando e Michele Tedesco. Di particolare interesse, inoltre, i ritratti di Giuseppe Mona, Vincenzo La Creta e Andrea Petrone. Nell’esposizione sono inoltre presenti opere di autori più recenti, come Luigi Guerricchio, Vincenzo Claps e Italo Squitieri presentate nella sala dedicata al Novecento con quelle di più noti autori italiani come Carlo Levi, Fausto Pirandello e Renato Guttuso.
Completa l’esposizione la mostra Forme di briganti una collettiva di opere pittoriche e scultoree di artisti lucani e non, dedicata al dibattuto fenomeno del brigantaggio post-unitario in Basilicata.
orari
giovedì-sabato 9.00-19.00
domenica e festivi 15.00-19.00
L’iniziativa è organizzata dalla Provincia di Potenza / Museo e Pinacoteca Provinciali
Informazioni 0971 444833
13 aprile 2011, Museo Archeologico Provinciale, Via Lazio
Programma della giornata
ore 9.30
Cerimonia di intitolazione dell’Archivio della Provincia di Potenza a Giacomo Racioppi. Presentazione della ristampa “Commemorazione anniversaria per Giacinto Albini”, relatore: Prof. Giampaolo D’Andrea.
ore 16.00
Visita all’archivio e alla mostra Percorsi documentari: 150 anni di carte e documenti.
Convegno “Gli archivi locali tra emergenze e valorizzazione. Esperienze a confronto”, organizzato in collaborazione con la Soprintendenza archivistica per la Basilicata.
Iniziativa organizzata dalla Provincia di Potenza / Biblioteca Provinciale
Informazioni 0971 444833
14 aprile 2011, Museo Archeologico Provinciale, Via Lazio
ore 9.30
Presentazione del volume di Pietro Scioscia “Per vie … dall’Unità d’Italia ai giorni nostri: evoluzione storica delle strade in provincia di Potenza”.
Convegno “Il sistema viario e territoriale come motore di sviluppo”
Iniziativa organizzata dalla Provincia di Potenza / Biblioteca Provinciale
Informazioni 0971 444833
15 aprile 2011, Biblioteca Nazionale di Potenza, Via Del Gallitello
ore 18.00
Il volume di Riccardo Riccardi racconta il ritratto, pubblico e privato, di Felice Garibaldi, fratello dell’Eroe dei due Mondi, il quale nella sua veste di imprenditore nel comparto olivicolo segnò diversamente le dinamiche familiari dei Garibaldi di Nizza. Il saggio – che è anche dedicato all’impresa dei Mille e a tutti i garibaldini pugliesi che vi hanno partecipato come il turese Francesco Curzio – delinea l’inquietudine interiore e quell’intraprendenza affaristica di un’intera famiglia, che formò l’uomo capace di unificare l’Italia e, nel contempo, analizza le moderne dinamiche di una fervida borghesia della provincia di Bari di metà Ottocento che costruì, all’ombra degli ulivi, dei veri e propri imperi finanziari e le fondamenta di quella che sarebbe diventata l’economia più rilevante del Mezzogiorno. Alla presentazione del volume, che si terrà venerdì 15 aprile alle 18, interverranno, il direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza, Francesco Sabia, il Prof. Giampaolo D’andrea e il Direttore Regionale MiBAC della Basilicata, Attilio Maurano. Sarà presente l’autore.
Informazioni 0971 55071
15 aprile 2011, Palazzo Loffredo, Largo Duomo
Ore 17.00
Il restauro dell’ingranaggio rinvenuto ad Olbia, in Sardegna, nel 2006 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici, che lo ha datato dalla fine del III alla metà del II secolo a.C., ha rivelato una sorpresa molto importante: i denti presentano una speciale curvatura che li fanno risultare straordinariamente simili a quelli matematicamente perfetti degli ingranaggi moderni. Anche l’insolita composizione della lega (ottone), è stata del tutto inattesa. L’ingranaggio, nonostante sia stato realizzato prima di tutti gli altri meccanismi a noi finora pervenuti, risulta quindi più evoluto scientificamente. Considerata la perfetta concordanza tra le evidenze scientifiche e le risultanze storiche, letterarie ed archeologiche, non sembra azzardato concludere che il frammento di Olbia facesse parte integrante del Planetario di Archimede. Vengono presentate tutte le motivazioni e le prove scientifiche che hanno portato l’autore dello studio ad attribuire al Planetario di Archimede il frammento della ruota dentata ritrovata ad Olbia.
Viene presentato inoltre lo studio scientifico sulla Brocchetta del V secolo a.C. ritrovata a Ripacandida in Basilicata, di derivazione pitagorica, che raffigura l’impatto, realmente avvenuto, di un grande meteorite sulla Terra, e che le leggi fisiche ivi graficamente rappresentate, straordinariamente moderne, sono in completa antitesi con la successiva dogmatica fisica aristotelica.
Relatore: Giovanni Pastore, ingegnere, docente a contratto di Costruzioni Meccaniche presso le Facoltà di Ingegneria Meccanica di alcune Università italiane.
La conferenza è stata organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata ,dalla Biblioteca Provinciale in collaborazione con il Distretto Scalistico n.2 di Potenza
Informazioni 0971 21719