Scultura raffigurante Santa Filomena ascrivibile alla prima metà del XVIII secolo
Questa scultura molto bella è un manufatto polimaterico, il restauro è stato particolarmente difficile. Il restauratore che si trova davanti a questi oggetti deve avere competenze in più discipline: restauro del legno, della policromia e dei tessuti; in questo caso seta. Sono opere che aldilà delle dimensioni possono avere tempi molto lunghi di lavoro.
La scultura che era molto rovinata e molto sporca è stata svestita con estrema cautela, non avendo più la seta nessuna resistenza e consistenza di tessuto, in più, le ampie lacerazioni e la presenza di grossi spilli arrugginiti che tenevano insieme le vesti, complicavano molto il recupero di ciò che c’era. I ricami hanno resistito al tempo, tranne che per il colore, la filigrana d’argento dorato appare bruna a causa dell’ossidazione del metallo, mentre il mantello, le vesti e le sottovesti si erano deteriorate, come accade alle fibre naturali che hanno vissuto 250 anni.
Alcune larve d’insetti che si erano nutriti della seta giacevano fra le pieghe di questa.
Più facile sarebbe stato rinnovare l’abbigliamento della Santa, ma l’autenticità dell’opera sarebbe venuta meno e ciò avrebbe tradito nella sostanza quello che è il principale compito del restauratore di opere d’arte: recuperare l’irrecuperabile per conservare la memoria storica e la bellezza.
Spiegare le fasi tecniche sarebbe incomprensibile ai più, mentre le immagini documentano le fasi del lavoro svolto in modo dettagliato e comprensibile. Si va dal restauro del corpo del manichino, a quello della policromia degli incarnati, alla base in legno con argento meccato. Ha richiesto particolare attenzione il restauro dei tessuti che sono stati puliti con sostanze chimiche e ricomposti, trasportati su un nuovo supporto e integrati. Il corredo metallico è stato riparato, pulito e ricollocato sulla statuina.