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Acerenza

Acerenza è un comune in provincia di Potenza racchiusa tra il fiume Bradano e il torrente Fiumarella, considerata tra i borghi più belli d’Italia.
La piccola cittadina sorge su una rupe alta 833 metri, ed è l’antica Acherontia citata dal poeta latino Orazio nato nella vicina Venosa. La sua posizione fu strategica per i Romani, i Longobardi, i Bizantini e i Normanni. Ricalca, dal punto di vista urbanistico, la tipologia delle cittadelle murate medioevali, con un centro storico ben armonizzato, a cui si accede dalla porta di S. Canio, grazie anche all’omogeneità dei materiali di costruzione, su cui svetta l’imponente Cattedrale.
Nei pressi della Porta di S. Canio è allestito il Museo Diocesano che conserva reperti provenienti dal centro abitato e dai territori limitrofi di importazione greca, dauna e romana. Acerenza è tra le diocesi più antiche della Basilicata, testimoniata sul finire del V sec.
Nel 1059, durante il concilio di Melfi, Papa Nicolò II elevò la città ad Arcidiocesi Metropolitana.
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La nuova cattedrale viene edificata a partire dal 1080 grazie all’opera del vescovo Arnaldo, proveniente dal monastero di Cluny, che portò le più aggiornate indicazioni architettoniche d’oltralpe realizzando così uno dei più pregevoli monumenti della regione. In età barocca fu rivestita di stucchi, rimossi in un restauro degli anni ’50 del secolo scorso che ha portato la chiesa all’originaria semplicità lasciando solo una delle cappelle radiali ornate con stucchi settecenteschi, la cappella di S. Canio che custodisce il suo bastone miracoloso. Prima di entrare bisogna girarle attorno fra gli stretti vicoli per ammirare la plasticità della struttura architettonica, con le absidi e le torrette esterne così che possa svelare i suoi primi tesori: incastonati nelle pietre millenarie, ecco, isolati qua e là, i marmi di età romana, le figure scolpite di lapidi funerarie, le colonnine della vecchia basilica paleocristiana. Il meraviglioso portale è racchiuso da due colonne di marmo che fanno da protiro e poggiano su figure umane e animali mostruosi ed è impreziosito con immagini tipiche del repertorio romanico: uomini acrobatici, figure grottesche, animali esotici e fantastici. Il campanile ricostruito nel ‘500 conserva alla base l’originaria struttura normanna con le tipiche pietre bugnate.
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L’interno è a tre navate su pilastri con deambulatorio e tre cappelle a raggiera attorno al presbiterio, come la cattedrale di Aversa e l’Incompiuta di Venosa. La cripta ipogea estesa sotto al coro, fu commissionata nel 1524 dal conte Giacomo Alfonso Ferrillo, di origine napoletana e dalla consorte la principessa serba Maria Balsa, per conservare le spoglie di S. Canio. Il succorpo di forma quadrangolare, suddiviso in tre navate da quattro colonne poggianti su piedistalli, rimanda a quello del Duomo di Napoli. Le volte ribassate sono completamente affrescate con gli evangelisti, i dottori della chiesa e gli apostoli mentre sulla parete di fondo si apre una nicchia con volta a botte dove si conserva il Sarcofago in pietra dei Ferrillo.
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Particolari architettonici
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